Articoli su Giovanni Papini

1956


Giovanni Gullace

Concerto Fantastico di Giovanni Papini

Pubblicato in: Italica, vol. 33, fasc. 4, pp. 304-305.
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Data: dicembre 1956



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   L'editore Vallecchl ha inteso presentare in questo volume della collezione Arcilibro uno degli aspetti meno conosciuti di Papini, cioè quello di Papini narratore. Da oltre mezzo secolo a questa parte, nelle pause intercorse tra un'opera di poesia o di pensiero, l'autore è venuto componendo dei lavori brevi d'una estrema varietà e d'un tono prevalentemente filosofico-morale con una forte accentuazione fantastica. Si tratta, come egli stesso avverte, di favole filosofiche, allegorie morali, embrioni di poemi in prosa, capricci umoristici o metafisici, ritratti satirici, moralità con immaginario contorno e paradossale cornice, ricordi personali e infine anche racconti veri e propri o addirittura novelle, ora quasi fantastiche, ora quasi realistiche. Tutti questi scritti, anche se alcuni di essi, a rigore, non rientrerebbero nella cosiddetta narrativa, sono stati ora raccolti in Concerto Fantastico, e costituiscono una specie dl confessione indiretta dei sentimenti, dei pensieri, degli umori dell'autore nei vari periodi della vita. "Nella prima gioventù," egli dice, "mi piaceva di manifestare certi miei pensamenti strani e certi singolari stati d'animo per mezzo di leggende moderne popolate di fantasmi parlanti. Nell'età matura, invece, prevalgono i ritratti e le memorie, benchè l'elemento favoloso, dovuto a una fantasia sempre in moto, abbia continuato a ispirare molte mie descrizioni e narrazioni" (p. 5).
   Chi conosce soltanto il Papini del Crepuscolo dei Filosofi, di Un uomo finito, dei Ventiquattro cervelli, delle Stroncature, il Papini che ragiona acutamente, che polemizza con quella vivacità e quel calore emotivo che gli sono propri, si accorge, in questo libro, che esiste un altro Papini non meno singolare, un Panini dal cervello popolato di vivide immagini e di innumerevoli fantasmi. Concerto Fantastico abbraccia un cinquantennio di lavoro letterario spicciolo: la composizione dei primi scritti raccolti in esso risale al 1903, quella degli ultimi al 1954. Il volume contiene la ristampa integrale di tutta quella parte della vasta e complessa opera di Papini che può dirsi narrativa. e cioè: Il tragico quotidiano (1906), II pilota cieco (1907), Parole, e sangue (1912), Buffonate (1914), Figure umane (1940), Le pazzie del poeta (1950); vi sono infine aggiunti parecchi frammenti inediti de La sesta parte del mondo, opera che l'autore aveva in mente di comporre per descrivere le città più strane e i costumi più eccentrici d'un continente sconosciuto agli uomini. Il tutto costituisce


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un totale di centodieci "racconti, capricci, divertimenti, ritratti," scritti in una prosa cristallina e che offrono una lettura interessantissima, varia, piacevole, istruttiva, che fornisce tra l'altro molti elementi significativi a chi volesse meglio conoscere quel "complicato e mutevole essere conosciuto col nome di Giovanni Papini." Gli appassionati papiniani troveranno perciò, in questo "arcilibro," opere singolari da lungo tempo non più stampate e dove s'è forse più fortemente impressa la personalità dell'autore. Tra i primi scritti ve ne sono due consacrati al Diavolo: -Il Demonio mi disse" e "Il Demonio tentato," la cui composizione risale al 1905. Papini dipinge qui il Maligno in forme umane, come un savio antico piuttosto indulgente, annoiato però del mondo e della facile preda che esso offre e anelante di ritornare in cielo. Vi è qui già adombrata l'idea del possibile ritorno di Satana in cielo che l'autore ha sviluppato poi nel suo ben noto libro, Il Diavolo (1953). Dopo lo scalpore suscitato negli ambienti cattolici dalla pubblicazione de Il Diavolo, ci stupisce come mai l'autore si sia deciso a includere in Concerto Fantastico questi due curiosi colloqui col Demonio, scritti con lo spirito del miscredente e che ormai, per Papini campione del Cattolicesimo, sarebbe stato meglio che rimanessero per sempre nel dimenticatolo. Tra i brani più recenti del volume ve ne sono alcuni assai significativi, come: "L'ultima lezione," "Il profeta in bigio," "Il primo rapporto dei Marziani," in cui il giudizio dell'autore si porta decisamente sui nostri tempi.
   Una delle cose più sorprendenti che si notano alla lettura di questo libro è che Papini, malgrado gli anni e le infermità fisiche (è completamente cieco, sordo e paralizzato dal mento in giù), conserva ancora intatto il suo potere intellettuale. I suoi scritti del 1954 presentano quel vigore giovanile, quella chiarezza e robustezza di pensiero, quella vivacità e varietà d'immagini e di toni degli anni del suo pieno fulgore intellettuale. Completamente prostrato nel fisico, ridotto ormai al solo centro pensante (soltanto il cervello gli funziona ancora), Papini continua o lavorare, come gli ultimi brani lo dimostrano, con una alacrità e con una forza morale che hanno del miracoloso...


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